“Udite il ritmo, essenziale nel sound il giovane cantautore riparte con energia e stupore”
“The clown” è il primo singolo del nuovo ep di A Smile From Godzilla che uscirà il 6 dicembre per l’etichetta “Dirty Beach”. Il brano, composto durante il periodo di quarantena a causa del Covid- 19 mostra le difficoltà di immaginare una realtà diversa da quella attuale.
Mike Wasotsky, il dizionario Zingarelli e un body builder prendono vita e danzano nella fantasia di A Smile From Godzilla che nel mondo del gioco e dell’infanzia riesce a trovare il suo punto di forza. Il videoclip realizzato dallo stesso artista nello stile fish-eye è un piccolo tributo visual al mondo degli anni 70.
Registrato nel 2021 presso le Nuvole Studio di Cardito di Massimo De Vita (Blindur) il brano è stato prodotto da Luca Stefanelli.
(Voci, chitarre – Daniele Montuori mentre basso, synth, drum machine,sample – Luca Stefanelli). Cori – Mariarosaria Cammarota; Progetto grafico di Michele Feniello.
“Dal ritmo cullato della chitarra al primo segnale di esistenza venuta fuori”
È uscito il 14 Ottobre ‘Trentenni’, l’esordio cantautorale del giovane artista cuneese Tommaso Milano, un intenso inedito inno generazionale che vuole essere un viaggio tra le vite di trentenni e ventenni alle prese, mai come in questo periodo, con tempi e futuro incerto. Le fonti di ispirazione del brano sono diverse. Il testo nasce immediatamente la lettura del libro “In tempo di guerra” di Concita De Gregorio. Non a caso il ritornello fa proprio riferimento diretto al titolo “ne usciranno vivi? | loro sono andati via e sono in guerra da un pezzo”. Il pezzo ha una natura sociale e politica, volendo rivendicare il ruolo attivo della musica nel dibattito quotidiano. La musica si ispira alle sonorità di un certo cantautorato classico e al contempo contemporaneo, in particolare a Brunori SAS e Francesco De Gregori. Il brano è stato registrato grazie all’aiuto prezioso di fedeli amici di sempre e collaboratori dell’autore (Paride Lanciani, Paolo Pillo Bertazzoli, Pietro Caramelli, Andrea Leandro, Alberto Costa) agli Oxygen Studios di Verzuolo (CN). Nei mesi successivi, Paolo Bertazzoli ha poi svolto il mixaggio. Carlo Barbagallo ne ha invece curato il mastering.
Tommaso Milano sul nuovo brano: “Il brano nasce quasi per caso. Nella ‘cameretta’, alla chitarra acustica, partendo con lo strimpellare il riff iniziale. In un momento imprecisato fra il 2018 e il 2019, di notte, a luci spente. Il primo segnale di esistenza è un accordo semplice, suonato come una ninna nanna, quasi a voler mettere a dormire certi pensieri negativi. Dal ritmo cullato della chitarra arrivano i primi due versi, pesanti come macigni, che raccontano una storia nota: “è importante realizzarsi e fidarsi delle spalle di tuo papà | e a passi lunghi e decisi con una perfetta mise andare a un cocktail bar”. Il resto è venuto fuori nei mesi successivi, ispirato dalle strade gremite di Milano.”
Tommaso Milano è un giovane cantautore che decide di uscire allo scoperto nel 2021. Fin dall’adolescenza è appassionato di molti generi musicali – rock alternativo, cantautori, jazz, pop, elettronica. In un’altra vita, tra il 2011 e il 2017, ha suonato le tastiere in gruppi di rock strumentale attivi nel Torinese e nel Cuneese (La Teiera di Russell, Athene Noctua). Dopo essersi trasferito prima a Milano e poi a Firenze, matura l’idea di scrivere testi e musica più personali. È lì che nasce l’idea di un nuovo progetto. Le due città, frenetiche e vivaci, ospitano mondi contrastanti: da una parte ci si sente sparire nell’anonimato dei rivoli della gente affannata, dall’altra ci si sente nel cuore di un mondo giovanile in subbuglio emotivo e sociale. I suoi testi, infatti, sono racconti generazionali che vogliono dare voce alle paure e alle speranze di ventenni e trentenni. La sua musica, invece, recupera il legame fra rock alternativo (Nick Cave and the Bad Seeds, The National) e cantautorato (Vasco Brondi, Francesco De Gregori, Brunori SAS), con incursioni nell’elettronica.
Il cantautore napoletano annuncia un nuovo viaggio musicale tra solitudine e molteplice aggregazione
Esce il 22 ottobre il nuovo album del cantautore napoletano Il Befolko dal titolo ‘Puoi rimanere appannato?’ per l’etichetta indipendente “Dischi Rurali”. Questa locuzione dialettale, tipicamente napoletana, ha ispirato un ampio ragionamento nell’artista che ne ha fatto il mezzo di traduzione per condensare il significato di tutti i brani racchiusi in esso. Essi provano a raccontare (nonché ad esorcizzare) qualche anno di vita un po’ più difficile del solito, in cui il cambiamento e l’adattamento ne hanno fatta da padrona.
L’appannamento è dunque, prima di tutto, quello interiore, una condizione di opacità, di offuscamento. Un non vedere né troppo bene né troppo male, una condizione ideale per distanziarsi sufficientemente dalla realtà e per riflettere su di essa. L’appannamento non è necessariamente una condizione negativa, ma anzi probabilmente una presa di coscienza a cui tornare per ricostruire e riprogettare con più attenzione. Le canzoni sono presentate come una riflessione sulla vita, sui modi di vivere, su come vivere “rubando” tutto quello che si può, cercando al contempo di tenere la sofferenza a debita distanza. Un linguaggio che non redime ma anzi che spalanca, irrompe, attrita ascolti: “la musica che non è fermezza” e che esibisce memoria.
Il Befolko sul nuovo disco: “Dal punto di vista musicale credo che sia un album abbastanza hippie, che vuole richiamare il sound di fine anni ‘60 – inizio ‘70, anche nel modo in cui è stato registrato (batteria ripresa con quattro microfoni, basso e chitarra elettrica ripresi con microfono direttamente puntato nella cassa dell’amplificatore, voce ripresa con microfono a nastro). Credo sia un album di ritmo (A M, ‘O muorto, I che jurnata, Riesta n’atu ppoco), che rappresenta molto bene i viaggi musicali che ho compiuto e gli ascolti degli ultimi anni che pescano qui e lì in giro per il mondo (soprattutto da Africa, India e America Latina). Rispetto al primo album “Isola Metropoli” è un disco più elettrico, più meditativo, meno incentrato sulla tematica amorosa e maggiormente incentrato sul sound degli anni ‘70 (di cui si vuole in qualche modo operare una sintesi, un riepilogo, verificando se esso possa ancora essere sviscerato e riattualizzato a distanza di cinquant’anni). Forse un album più da folk inglese che non americano. Oltre alla musica indiana (‘A cuntrora), alla cumbia peruviana e all’ afrobeat, vi è infatti qualche richiamo al progressive folk dei Fairport Convention (‘O muorto) e al progressive rock della scena di Canterbury (Riesta n’atu ppoco). Non ci sono particolari artisti a cui mi sono ispirato, l’intenzione è stata piuttosto quella di evocare degli specifici “paesaggi sonori”, richiamando una certa patina sonora sicuramente vintage, demodé, ma per quanto possibile anche contemporanea e non passatista. A posteriori, in conclusione, credo possa definirsi un album di folk sperimentale, che si propone di compiere una ricerca musicale varia, proponendo accostamenti inusuali (‘O muorto, che unisce Inghilterra celtica e Perù, oppure Iole, che unisce sitar e violini). I brani sono tutti abbastanza differenti, ad unirli c’è forse una certa brevità, una durata abbastanza contenuta (che involontariamente richiama certi brani di Pino Daniele), nonché l’utilizzo di un lessico piano, mai astruso (si sottrae a questo discorso soltanto ‘O muorto, che gioca volutamente sul mistero e sull’equivoco).
“Chi songo songo mmo pe’ tte, te venesse a pigghià, te purtasse ‘nfaccia ‘o mare” (A prescindere da chi sia io per te, adesso verrei a prenderti e ti porterei davanti al mare).
Il Befolko è Roberto Guardi (Napoli, ‘92). Percussionista fin dai cinque anni, scopre la chitarra acustica al liceo. Nel 2014, alle percussioni, incide ‘O vicolo ‘e ‘ll’alleria con La Maschera, mentre esordisce come Il Befolko nel 2015. A fine 2017 pubblica ‘Isola Metropoli’, che lo conduce un po’ in tutta Italia (Milano, Roma, Bologna, Palermo), nonché al Reset Festival 2019 di Torino. Tra fine 2019 e inizio 2020 ha inciso ‘Puoi rimanere appannato?’, fuori ad ottobre 2021 per Dischi Rurali. Nel mentre ha rilasciato lo strumentale ‘Giocodelsilenzio’. Nel 2021 è tra i finalisti campani di Arezzo Wave e due sue canzoni sono selezionate per “La Santa Piccola”, film alla Biennale di Venezia.
“My age” è il nuovo singolo composto dal cantautore Walter Di Bello in collaborazione con il progetto A Smile From Godzilla disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 23 aprile. Il brano è nato in seguito ad un’amicizia nata dopo un’esibizione a Marina di Camerota per il meeting del mare 2020. Walter ha un problema tecnico alla chitarra e Daniele (A Smile From Godzilla) gli presta la sua. Dopo alcune settimane Walter lo ringrazia scrivendo una canzone che richiama le sonorità tanto affini al progetto A Smile From Godzilla che completa il brano con alcuni versi scritti e cantati.
“My Age” è il chiaro ricordo di tutto il periodo pre-covid, al momento molto lontano dalla realtà, un brano dove il folk sposa il brit pop attraverso un coro finale in cui le voci intrecciandosi creano un immaginario quasi onirico.
Il connubio di anime è davvero inaspettato ed il brano sembra parlare in qualche modo di un periodo della vita in cui si diventa adulti senza neanche rendersene conto – “Is this my age, i feel i haven’t change”
Il brano è stato registrato a distanza e missato nel prestigioso Hexagon lab studio di Edoardo Di Vietri.
“Almeno pe’ stasera” è il terzo singolo tratto da “Puoi rimanere appannato?”, terzo album del cantautore napoletano “Il Befolko” in uscita per l’etichetta campana Dischi Rurali nella primavera 2021.
Si tratta della canzone più intima del disco, registrata chitarra acustica e voce, tra le più conosciute dell’artista nonché posta sempre in chiusura di ogni esibizione live.Il brano nasce nel gennaio 2017 e la sua concezione di fondo richiama la famosa espressione latina “carpe diem” del poeta Orazio (Odi, I, 11, 8). L’invito contenuto in essa è infatti quello di vivere ogni momento senza pensare ai successivi e senza lasciarsi condizionare da ansie e preoccupazioni, cercando di cogliere pienamente il massimo da ciascuna occasione.
Registrato a cavallo tra fine 2019 e inizio 2020 presso Le Nuvole Studio di Cardito (NA), il brano è stato prodotto da Massimo De Vita (Blindur), mentre mastering e missaggio sono stati realizzati da Paolo Alberta.
Hanno suonato: Roberto Guardi, in arte Il Befolko, chitarra acustica e voce. Etichetta: Dischi Rurali Distribuzione: Artist First CREDITI DEL BRANO Testo e musica di Roberto Guardi in arte Il Befolko Prodotto da Massimo De Vita (Blindur) Mix e mastering: Paolo Alberta Hanno suonato: Roberto Guardi in arte Il Befolko: voce e chitarra acustica.
Va ammesso. Questo tempo è sbalzato nelle nostre vite a tal punto da sacrificarle:
<<siamo traghettati morbosamente nel senso unico dell’ angoscia e della paura, e così -in confidenza- mi accingo alla lettura sussurrante dei versi: appunto della poesia; dacché presente e mai superflua. La poesia resta la nostra comunità; non ha bisogno di bussare nè di avanzare ipocrite pretese. Radicata si rivolge per lo più all’ animo soffuso, indispettito e allo stesso tempo clemente>>
“I nostri politici ad esempio, potrebbero imparare molto dalla poesia e così eviterebbero il tremolio di una farsa. Può accadere allora, che la poesia diventi una sirena capace di ammaliare anche i giganti”.
In questi giorni ammetto di essermi imbattuto -altrove- nei versi di una canto suonato di memoria autobiografica. La voce è cupa ma si sente il caldo delle vicissitudini che arrancano nel ritmo di un tempo già trascorso, e indefinibilmente dell’ altro che arriverà. I versi possono essere eccepiti dentro la ‘profonda coerenza’.
***
Altrove
no, non in una foresta di simboli questa casa che non sai dove sia ma fuori, fuori da ogni plaga della memoria anche la più remota, da ogni storia e vicenda, ma vera, vera più d’ogni altro giorno, d’ogni altra ora che sia la più chiara o la più cupa qui le erbe sono le più verdi e alte, ondulate e morbide dai colli scendono alle case il cerbiatto è lì, poco distante, dove l’acqua è più limpida,
alla fonte, e tu lo guardi bere e sei felice dietro la casa c’è una scala lunga il solaio raggiunge luminoso, la paglia lo rischiara fin’oltre i vetri, no, non ci sono gli angeli ed i cori, ma le sorbe odorose dentro i canestri un canto ti raggiunge nella luce, tra i legni del solaio trapela lieve, non sai chi è la donna che li intona
e t’entra dentro il sangue e ti rallegra e guardi lo scoiattolo che sale rapido per il tronco e giunge al cielo
Giugno 2016
Umberto Piersanti ‘Campi d’ ostinato amore’ La Nave di Teseo 2020
Soy silencio Soy una cancion muda que se entrega a la luna. Soy un mar sin rostro con la extensión del tiempo como arena en el viento. Me despido / soy presencia Soy una sombra quien perdió su cuerpo.
Sono silenzio sono una canzone muta che si rende alla luna. Sono un mare senza volto con il dilagare del tempo: come la sabbia al vento. Vi lascio / sono presenza sono un’ombra che ha perso il suo corpo.
Belleza
La belleza es el grito de un hombre muerto buscando a su madre.
La bellezza è il grido di un morto cercando sua madre
Atenas Arena
Arena que forma cuerpos que se disuelve como el hielo sobre un fuego fragante olvido sincero. Atenas cae bajo el fuego de los extranjeros y los dioses se pierden en el olvido. Los dioses son figuras de arena que están modelados para el placer de los hombres. Atenas es una ciudad de arena.
Atene Sabbia
Sabbia che forma corpi dissolta come ghiaccio sopra un fuoco profumato, sincero oblio. Atene cade sotto fuoco straniero e gli dei si perdono nell’oblio. Gli dei, figure di sabbia, modellati per il piacere degli uomini. Atene è una città sabbiosa.
Emilio Paz (Lima, 1990) professore di Filosofia e Religione, laureato all’Università Cattolica Sedes Sapientiae. Ha pubblicato opere di poesia, narrativa e saggistica su diversi media, in Perù e all’estero. Sue poesie sono state tradotte in inglese, italiano, portoghese, rumeno, bulgaro e uzbesco. Attualmente indaga la relazione tra poesia, estetica e educazione. L’ edizione bilingue di La brevità dell’esistenza sarà pubblicata da Edizioni Kolibris.
Traduzione poesieDavide Cortese Traduzione biografiaChiara De Luca
Diego Alonso Samalvides Heysen (Lima, 1 marzo 2000). Autore del libro “Cuerpo de amor” raccolta poetica (edita Summa 2020). Si è distinto con il 4 ° posto del Premio Nazionale di Poesia Antenor Samaniego nella sua edizione per il centenario della nascita del leggendario poeta peruviano (2019). Ha ottenuto il 4 ° posto della Premio Nazionale di Poesia Antenore Samaniego nell’edizione (2020). Le sue poesie sono state pubblicate in antologie della Peruvian Society of Poets (SPP) e in riviste di Letteratura in ‘America Latina’ e in ‘Europa’. Ha partecipato al I Festival di Poesia giovanile peruviana “Desde los hombros de nuestra historia” e in “La poesìa es resistencia“ organizzata dal presidente della FIP Primavera Poetica, insieme a illustri personalità della letteratura peruviana.
È in questo sconcerto che freme il mio urlo di vita.
E intanto – ma è vana protesta – un telefono squilla
dai vetri serrati
di un gelido alloggio deserto.
*
Eppure nei recessi del pensiero
dove mi è ancora dato di tradirmi,
l’impermanenza annoda le radici
a superfici incerte,
al provvisorio.
Il numero di chi non ha più voce
è ancora – inerte –
nella rubrica dei vivi,
la polvere insegue l’assenza
e nel cassetto dell’infanzia
trattengo un’ ultima biglia.
Gerardo Masuccio è nato a Battipaglia, in provincia di Salerno, nel 1991. Ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza nella limitrofa Olevano sul Tusciano. Dopo gli studi classici a Eboli, nel 2010 si è trasferito a Milano per frequentare l’Università Bocconi. Ha conseguito due lauree, in Giurisprudenza e in Economia, con tesi sul diritto d’autore e sull’editoria libraria. Negli anni universitari ha fondato il salotto letterario degli studenti. Dal 2017 lavora per Bompiani e ne cura la collana CapoVersi. È inoltre redattore delle pagine digitali di Atelier. La sua poesia è apparsa in antologie, riviste, siti specializzati e opuscoli non venali. “Fin qui visse un uomo” è la sua opera prima.