Esistiamo, il grido dei commercianti in piazza

Gli esercenti esausti per la situazione attuale chiedono rispetto: Ci costringono a chiudere con merce invenduta. ‘Nessuno ci ascolta’

Lunedì 30 Novembre 2020/ di Giuseppe Rigotti

Di fronte ad una politica incapace di  ‘provvedere’ si muove la baraonda dei commercianti  ridotti all’  osso in termini di fatturato: schiacciati dall’ immutabile  –big manovra– da parte dei  colossi  industriali nell’ avanzare  il  clic del Black Friday, il famoso  Venerdì per gli acquisti più goliardici. La strategia che conferisce la vendita delle merci a prezzi  illimitatamente stracciati. È il vecchio trucco della volpe che  sa aspettare senza  mordersi la coda. Siccome dotati di  plus valenza (digitale) trovano  lecito scippare ai commercianti di bottega gli introiti per la sopravvivenza mettendo a rischio   alcune migliaia di storiche  saracinesche presenti nei borghi e non solo; accade quindi che nel campo produttivo  le grandi corporazioni divoranotritano.

Prima era sopravvivenza. Adesso mi costringono a chiudere con la quantità di merce non venduta:  “Nessuno ci ascolta”

esprime con rabbia Francesca M. proprietaria di una boutique di abbigliamento a Firenze.

Ed è proprio in questo tempo di pandemia  stazionaria  che i colossi dell’ e-commerce moltiplicano i loro affari, inglobano la ‘psiche’ dei consumatori  nei servizi d’ acquisto. Ci riescono anche quando vediamo  ben poco.

Intanto  per migliaia di commercianti al verde corrono gli affitti, i fornitori, le tasse, utenze e ogni tipo di incertezza per continuare a  campare. Dove sono finiti gli aiuti promessi dall’ esecutivo? 

Altro che depositare in aula parlamentare, ci sarebbe da distillare   opinioni ma l’ invito è  puramente libertario. Per quanto riguarda i  miei concittadini se potete  comprate sotto casa a chilometro  zero esultando  ad ogni beneficio che possa  riguardare lo stallo  dell’  economia.

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Pubblicato su PAESEROMA del 30 Novembre 2020

Conte e Arcuri: Doppio peso?

Quale sarà la prossima mossa di sopravvivenza del premier Conte?

Mercoledì 25 Novembre 2020/ di Giuseppe Rigotti

L’ altro giorno il Presidente Conte è apparso alla nota  trasmissione otto e mezzo di Lilli Gruber. 

È stata una scommessa mancata, imbruttita  dai tanti tentennamenti di rispondere a tono. Non è possibile negare l’ intervista  strascica che ha prodotto ancor più dubbi indomabili. Arrivavano a sequela le risposte con un particolare non sacrificabile: esaltare le proprie lodi  col sopracciglio debole.

<< Abbiamo lavorato al massimo, è difficile mettere d’ accordo tutti: l’ importante è avere una strada>> 

Ha incalzato   il premier

Ora ascoltando  queste parole  verrebbe da domandare quale sia la prossima sopravvivenza, a nulla è  servito  il salvagente degli Stati Generali azionato dall’ esecutivo per fronteggiare le azioni  prioritarie  del paese. Al momento nessuna  tenuta  sociale, sanitaria, economica che può concretamente  assolverci dai ritardi;  salvo elargire bonus a filiere per la rivoluzione green. Così  indietro che la   ventata sarà crudele e manderà  giù anche il Santo Natale. 

La spaccatura non è di fatto una percezione,  ruota attorno ad un solo  servitore dello Stato: il commissario  Arcuri, impegnato nelle mansioni generalizzate. È forse questo il dilemma?

Pensare di lavorare  a nome di “tutti” costo quel che costi; probabile dovere di  oltrepassare il castello?

Ancora (incertezze) con data da destinarsi. Insomma  non siamo tranquilli, per cui  anche questa volta indicateci da che -lato guardare- o  -prendere  appunti- siamo sotto vostro”  monitoraggio.

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Pubblicato su PAESEROMA del 25 Novembre 2020

La poesia e la (comunità collettiva)

Va ammesso. Questo tempo è sbalzato nelle nostre vite a tal punto da sacrificarle:

<<siamo traghettati morbosamente nel senso unico dell’ angoscia e della paura, e così -in confidenza- mi accingo alla lettura sussurrante dei versi: appunto della poesia; dacché presente e mai superflua. La poesia resta la nostra comunità; non ha bisogno di bussare nè di avanzare ipocrite pretese. Radicata si rivolge per lo più all’ animo soffuso, indispettito e allo stesso tempo clemente>>

I nostri politici ad esempio, potrebbero imparare molto dalla poesia e così eviterebbero il tremolio di una farsa. Può accadere allora, che la poesia diventi una sirena capace di ammaliare anche i giganti”.

In questi giorni ammetto di essermi imbattuto -altrove- nei versi di una canto suonato di memoria autobiografica. La voce è cupa ma si sente il caldo delle vicissitudini che arrancano nel ritmo di un tempo già trascorso, e indefinibilmente dell’ altro che arriverà. I versi possono essere eccepiti dentro la ‘profonda coerenza’.

***

Altrove

no, non in una foresta di simboli
questa casa
che non sai dove sia
ma fuori, fuori
da ogni plaga della memoria
anche la più remota,
da ogni storia e vicenda,
ma vera, vera
più d’ogni altro giorno,
d’ogni altra ora
che sia la più chiara
o la più cupa
qui le erbe sono le più verdi
e alte,
ondulate e morbide
dai colli scendono
alle case
il cerbiatto è lì,
poco distante,
dove l’acqua è più limpida,

alla fonte,
e tu lo guardi bere
e sei felice
dietro la casa
c’è una scala lunga
il solaio raggiunge
luminoso,
la paglia lo rischiara
fin’oltre i vetri,
no, non ci sono gli angeli
ed i cori,
ma le sorbe odorose
dentro i canestri
un canto ti raggiunge
nella luce,
tra i legni del solaio
trapela lieve,
non sai chi è la donna
che li intona


e t’entra dentro il sangue
e ti rallegra
e guardi lo scoiattolo
che sale
rapido per il tronco
e giunge al cielo

Giugno 2016

Umberto Piersanti ‘Campi d’ ostinato amore’ La Nave di Teseo 2020

di Giuseppe Rigotti

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Cambi di colore, regioni e letture scientifiche

Ormai più nulla ci tranquillizza, ci siamo arrivati con le nostre ‘gambe’

Lunedì 9 Novembre 2020/ di Giuseppe Rigotti

Ormai più nulla ci tranquillizza e l’idea di monitorare il flusso epidemiologico attraverso dei sistematici colori è già stata messa in campo; ci siamo arrivati ​​proprio con le “nostre gambe”.

Ció significa che da qui in poi il Governo potrà prendere per il naso i cittadini scaricando nuovamente sulla Regioni; lo farà ad oltranza seguendo i dati processati dalle letture scientifiche,

<< lo schema di lavoro che ci siamo dati è dinamico a fronte delle settimane: (potremmo ritrovarci regioni in alterazione per colori a seconda dei dati comunicati) >>

afferma intervistato il ministro Speranza.

La situazione continua a sfuggire di mano con la cordata dei politici al governo che prima ci tira in mezzo e poi riflette. Dunque quei mesi buttati sono nella concretezza delle preghiere mancate, un primo e secondo tempo già trascorso.

Possibile che ad oggi non si riesca ad attrezzarsi a verifiche autentiche?

Il fatto è che siamo in balia di un sottorganico talvolta saputello che una ne azzecca e -cento ne sbaglia-.

Allora si prosegue nella linea delle beghe interne, tra l’altro facendo enorme pasticcio (visto e concesso che ci troviamo all ’ultimo banco) per i ritardi sottovalutati a priori. Ci fu detto chiaro e tondo che col virus dovevamo conviverci, ma evidentemente qualcosa è cambiato e le restrizioni estese fanno in modo da estirparci senza alcuna tregua.

Ma Ciò non deve assolvere le responsabilità scapestrate di alcune Regioni: esiste un mea culpa difficile da ammettere in quanto politicizzato’.

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Uno,due,tre ‘Ora si prova a saltare’

Sabato 17 Ottobre 2020/ di Giuseppe Rigotti

Una catastrofe sempre più netta e dipendente dal lessico inscatolato della politica con l’intenzione di renderci vulnerabili alla paura.

I pentastellati e Company”, sono praticamente finiti alle strette e nemmeno il capo villaggio Giuseppe Conte può rassicurarli. Conviviamo con l’esecutivo più danzante della storia, che non riesce a muovere un dito concreto senza impasticciare le scelte dei governanti che nelle diatriba conficcano il becco: non c’ è tempo per una seconda sveglia, allora (uno, due, tre ora si prova a saltare).

Tirino fuori le migliori intenzioni ammesso che ne abbiano davvero, senza stringere corda all’ economia impattata terribilmente dai decreti punitivi e dagli ‘accrocchi legislativi’. La pandemia non può instillarci uno stato di immobilità nè tantomeno ordinarci parole d’ordine come “aprire e chiudere”. Quali erano le falle prioritarie da colmare?

1) Attrezzare le scuole nel modo essenziale per garantire la prevenzione, la sicurezza, il diritto allo studio

2) Fornire mezzi di trasporto pubblico per non consentire spinti assembramenti

3) Accertarsi che gli ospedali (sopratutto del Sud) siano effettivamente forniti di adeguate attrezzature sanitarie per la cura dei pazienti

Ma ora che la situazione è completamente nel vuoto, sappiamo di risolverla avviando sul serio questi programmi che “fatti per bene” ci avrebbero dato -alito-prima di avvicinarci a quel vuoto della privazione e dell’ angoscia collettiva. Del resto non impallidiamo, siamo nelle mani di mercanti senza titolo. Ciò non è affatto una lode, vuol dire che si tratta dell’apostrofata ‘figuraccia’ già predeterminata. Accada ciò che accada, auguriamoci che non ci costi troppo.

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Emilio Paz, tre poesie inedite

Silencio


Soy silencio
Soy una cancion muda
que se entrega a la luna.
Soy un mar sin rostro
con la extensión del tiempo
como arena en el viento.
Me despido / soy presencia
Soy una sombra
quien perdió su cuerpo.

Sono silenzio
sono una canzone muta
che si rende alla luna.
Sono un mare senza volto
con il dilagare del tempo:
come la sabbia al vento.
Vi lascio / sono presenza
sono un’ombra
che ha perso il suo corpo.

Belleza


La belleza es el grito
de un hombre muerto
buscando a su madre.


La bellezza è il grido
di un morto
cercando sua madre

Atenas
Arena


Arena que forma cuerpos
que se disuelve como el hielo
sobre un fuego fragante
olvido sincero.
Atenas cae bajo el fuego de los extranjeros
y los dioses se pierden en el olvido.
Los dioses son figuras de arena
que están modelados
para el placer de los hombres.
Atenas es una ciudad de arena.

Atene
Sabbia


Sabbia che forma corpi
dissolta come ghiaccio
sopra un fuoco profumato,
sincero oblio.
Atene cade sotto fuoco straniero
e gli dei si perdono nell’oblio.
Gli dei, figure di sabbia,
modellati per il piacere degli uomini.
Atene è una città sabbiosa.

Emilio Paz (Lima, 1990) professore di Filosofia e Religione, laureato all’Università Cattolica Sedes Sapientiae. Ha pubblicato opere di poesia, narrativa e saggistica su diversi media, in Perù e all’estero. Sue poesie sono state tradotte in inglese, italiano, portoghese, rumeno, bulgaro e uzbesco. Attualmente indaga la relazione tra poesia, estetica e educazione. L’ edizione bilingue di La brevità dell’esistenza sarà pubblicata da Edizioni Kolibris.


Traduzione poesie Davide Cortese
Traduzione biografia Chiara De Luca

di Giuseppe Rigotti

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Il Governo senza alcuna eccezione, meglio non fidarsi

Salvare l’ irreversibile

Martedì 5 Ottobre 2020/ di Giuseppe Rigotti

Come cita il vecchio detto ‘Fidarsi è bene non fidarsi è meglio’ senza alcuna eccezione -aggiungo come postilla di fatto-.

‘Siamo alle solite linee guida di un Governo piegato a poltrone e rimpasti per deleghe da attuare’

Ancora chissà per quanto, dove non ci sono giocatori capaci nè riserve responsabili ma di cui resta la spocchia dell’ uomo in più che ad Oggi manca. Il nodo cruciale riguarderà la questione di dover elargire un gruzzolo di 209 miliardi calati nella tempesta del Recovery fund.

La catastrofe economica non è ancora cominciata, ma il piede sinistro ci casca perfettamente dentro. Dobbiamo convincerci del cospetto di un Governo sofà che nel tira e molla è preso a mantenersi il più tempo possibile evitando collisioni già evidenti.

Riprendendo per un attimo il filosofo Cacciari e il suo ultimo libro “Il lavoro dello spirito” è possibile avere una delucidazione attiva e mai banale; in cui si spiega che la vocazione politica non deve estraniarsi dal lavoro intellettuale che passa per la formazione necessaria a non subordinarsi al solo comando della professione, che spesso influenza il riconoscimento valido per la libertà costruttiva.

Ormai gli Italiani sono smarcati dalle preferenze partitiche e tra l’ altro sanno di dover far fronte all’ enorme peso futuro (oltre ventennio) di un debito pubblico esponenziale rispetto ai rispettivi membri Europei.

Giù la maschera, l’ Italia è un modello di paese nel pollaio della grande finanza che grazie al cielo continua a prestarci quattrini ma che noi sperperiamo disobbedendo all’ agenda concreta di portare lungimiranti investimenti nel paese. L’ Europa digerirà il singhiozzo oppure interverrà per l’ Ultimatum?

Un’ occasione per volta come dicono i meno distratti. Ci resta da remare velocemente per salvare l’ irreversibile senza insinuare male, altrimenti l’ ultimo giro di boa -non ci basterà-.

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Perché Domani, l’ azzardo sta per compiersi

Sta per nascere Domani, il giornale che ‘tutti temono’

Mercoledì 9 Settembre 2020/ di Giuseppe Rigotti

“I giornali sono il sale della democrazia” il fulcro delle idee libertarie e contrastanti (aggiungerei) ma senza di essi non riusciremmo ad apprendere neanche mezza notizia, nè tantomeno ad esprimere le considerazioni più critiche a noi stessi.

Nonostante la pesante crisi che li accerchia causa anche la tanta fruizione gratuita del digitale, chi legge un giornale sa benissimo che il conto in termini di opinioni è ben servito. Sta per nascere Domani il nuovo inserto della carta stampata che per la categoria scoppietterà negli abbonamenti e che avrà lettori di sinistra con lo spauracchio di un giustizialismo accanito.

Finalmente sta per compiersi l’ azzardo che tutti temono e che investirà in larga parte il portafogli dell’ editore De Benedetti nel delicato momento che attraversa il paese. Intanto gli antagonisti profanano che l’ impresa sarà il nuovo fondo pensionistico dell’ ingegnere e che la scelta del giovane direttore S.Feltri sia dovuta dal fatto che oltre ad essere uno che si impegna anima e corpo sia sopratutto un consapevole esperto economico in grado di sgomitare i concorrenti nelle cifre di uscita. Ora prima di sparare a salve sui comportamenti morali, va ricordato che l’ ingegnere è un uomo avveduto ancora lucido in grado di usare perfettamente il cervello.

Sta nascendo nella sua organicità qualcosa di nuovo e temerario per le controparti dell’ informazione, perché temerario? In fondo quale giornale non frusta i peccatori altrui?

Non avvaliamoci neanche del polifemo di turno, chiacchierone e fazioso; altrimenti finiamo per anticipare malissimo dei fatti ridicolizzando anche il Domani. Tanto il 15 Settembre è (perlopiù vicino) da segnarlo -in grassetto-.

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Diego Alonso Samalvides Heysen, inediti del poeta Peruviano

XXXIII

Mi corazòn solo es

un puñado de esperanza

un rìo donde todas las sangres corren

pero tù no eres una alegrìa o una pena

que ronda por mi alma

eres todas las cosas que la vida

me ofrece y me restringe

***

Il mio cuore è solo

una manciata di speranza

un fiume dove scorre tutto il sangue

ma tu non sei una gioia o un dolore

che tormenta la mia anima

sei tutte le cose che la vita

mi offre e mi limita.

V

Mi amor

crece implacable

como un àrbol

sin raiz.

***

Cresce l’ amore

mio inesorabile

come un albero

senza radici.

XV

Eres amor mìo

todas las cosas

que pienso y scribo

todas las cosas que parten

de mi alma

de mis centros

de mis raìces

del lodo fecundo

en que me hice hombre

y me forjè ante ti.

***

Sei il mio amore

tutto quello che penso e scrivo

tutto ciò che parte dalla mia anima

e dalla mia forza

dalle mie origini

e dal fango

in cui mi sono

fatto uomo

davanti a te.

(traduzione Giuseppe Rigotti)

Diego Alonso Samalvides Heysen (Lima, 1 marzo 2000). Autore del libro “Cuerpo de amor” raccolta poetica (edita Summa 2020). Si è distinto con il 4 ° posto del Premio Nazionale di Poesia Antenor Samaniego nella sua edizione per il centenario della nascita del leggendario poeta peruviano (2019). Ha ottenuto il 4 ° posto della Premio Nazionale di Poesia Antenore Samaniego nell’edizione (2020). Le sue poesie sono state pubblicate in antologie della Peruvian Society of Poets (SPP) e in riviste di Letteratura in ‘America Latina’ e in ‘Europa’. Ha partecipato al I Festival di Poesia giovanile peruviana “Desde los hombros de nuestra historia” e in La poesìa es resistencia organizzata dal presidente della FIP Primavera Poetica, insieme a illustri personalità della letteratura peruviana.

di Giuseppe Rigotti

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Il ricatto dei Parlamentari

Il ricatto, il taglio dei parlamentari e il movimento collassato

Venerdì 28 Agosto 2020/ di Giuseppe Rigotti

Quello che è assurdo purtroppo resta reale. Da circa due anni i pentastellati hanno dimostrato le meschine virtù di un motto ormai sbriciolato “onestá, onestà, onestà” per poi fare il contrario di ció che annunciavano nelle riunioni, cedendo talvolta a pressioni sempre meno solventi per il nostro paese. È la politica di Mestiere (voi direte).

Ma questa volta ci risiamo con i soliti giochetti di palazzo mettendo in piedi un -referendum- di distrazione di massa 20-21 Settembre per il taglio dei parlamentari, mese che avrebbe dovuto incidere nella potenziale ripartenza ma ormai di potenziale non ci resta proprio nulla stando ai drammatici dati che affliggono la nostra economia.

Cari grillini se proprio volete abbattere i costi della casta non pensate di farlo scarabocchiando sulla Costituzione, potete però farlo cominciando dal taglio degli stipendi parlamentari (tutti intendo) togliendo manforte al troppo ozio che vi circonda; per non parlare dello spreco dei rimborsi inerenti a viaggi, parrucchieri e pernottamenti esclusivi. In fondo continuate a inzuppare le dita nella marmellata più ghiotta. Mai che si parli dei giovani incatenati dall’ illusione di trovare un impiego che non c’ è .

Tant’ è che l’ istrionismo della politica preferisce occuparsi delle pensioni degli ultra sessantenni privilegiati demonizzando questi ultimi come dei “bamboccioni” oppure degli “irresponsabili”.

Ma da sempre la cultura è la comprensione più vivace, per cui una mente alla volta finisce per scappare all’ estero. Ecco il danno irreversibile, la fuga del capitale umano. E sappiamo benissimo che un paese senza capitale umano si atrofizza fino a crepare.

Diciamocela una volta per tutte, il reddito di cittadinanza indica un rattoppo per i mezzi consumi mirati ma non per la crescita dell’ intero indotto economico. Così il sole scotta dalla parte dell’ Esecutivo e proporre di tagliare i parlamentari è il vero ricatto per cercare di rafforzare la propria autonomia senza discutere con gli altri. Un modo per avanzare i propri uomini di gruppo.

Da un lato la sfida perentoria, dall’ altro il futuro del movimento collassato che presto potrebbe tornarsene a casa.

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