I
La giada del delirio
fulge nei tuoi occhi
Giá siamo pietra
beviamo la bile delle onde
gli sputacchi degli dei
Giá siamo pietra
e nascondiamo
i colpi dell’ odio contro l’ osso
i colpi dell’ odio contro l’ odio
Giá siamo pietra
l’ epicentro del sangue
la carne distrutta
la fronte dei cani solitari
che vagano senza destino
IL SALE DELLE IENE
Cosí é la morte
noi non credemmo in lei
e adesso abitiamo
nei dormitori delle ossa
e innaffiamo l’ erba
i capelli delle donne
che amiamo e l’ assente albo
di quel padre che non abbiamo avuto
Perché abbiamo avuto la notte
il sale delle iene
l’ amore silenzioso degl’ alberi
quel miele sprezzato dagli dei
che scolpirono i bimbi
dimentichi del loro proprio nome
Montagne di sabbia e capelli
cumuli di rottami e oblio
macine di pietra e canna
il liquore delle stelle senza nome.
il liguaggio del sordido e dell’ amore
IV
Dentro la solitudine é minore
ma la notte disinibisce
e molla le catene delle risa
Qualsiasi luogo puó essere una fermata
Danza di corteggio
Le coppiete ignorano il dominio della morte
Nel loro futuro non vedo il volto del dolore
V’ è immortalitá in ogni movimento
Il furgone si apre e passo tra la notte
il vento ci spettina
e ci addentriamo nell’ incerto
-formicolio pullulare estasiante-
e in mezzo al caos la bellezza
Il suo corpo é giovane
voluttuoso il suo sguardo
Possessi per l’ oppio della luna
scendiamo lungo i rippi
e l’ acqua é sporca e le pietre tagliano
Vi é sangue e risa
Riconosciamo
in noi la morte
Uccidersi poco a poco
é un’ altra maniera di celebrare la vita.
V
Vi sono sciarpe e capelli
e sorci che stringono
tra i denti, altri denti
Vi sono echi di pietra
sotto il colpo feroce della luce
Vi é disdetta e resti
di un lussuoso naufragio
Vi sono carte corrose dalle dita
e cittá inchiodate nelle vene
l’ effemeride d ‘ un ultimo bacio
il nascimento del dolore
e le lacrime della mattina.
IL FARDO DELL’ OMBRA
Tra grumuli di saliva e sangue
solo il fardo dell’ ombra
la voce di quella donna che amai
quell’ inferriata posta tra chi sono
e i nomi del passato
Ancora c’ é ansia
ancora vi sono i vestigi di qualcosa
che non lascio di perdere
La morte s’ avvicina
ma sono già in mezzo alla morte
gíà cammino in quel marciapiede
dove la sorte é altra
dimensione dell’ ironia
un altro volto del suo volto
e vi sono messaggi perduti
Talvolta sia sufficiente
Chissá non serva a niente
alzare queste parole contro la solitudine.
VI
Gli anni qui sotto passano in lungo
tra muri corrosi
e alberi nudi
e noi siamo ancora gli stessi
Ci ubriacano ancora i sogni di ieri
Ogni giorno i nostri occhi attizzano lo stesso fuoco
un’ altra volta ci assalta l’ abietta risa
Poiché con piacere ci immergiamo nelle tenebre
e il mondo ci rimane lontano
Poiché non facciamo tesoro niente piú che oscuri atti di
abissi che aprono ad altri enormi abissi
e nella cui vecchia spirale facciamo a pezzi
i giá sfracellati stracci dell’ amore
quei corpi giá persi per sempre.
(6 Poesie da ‘Il sale delle iene’ 2017 di Elì Urbina) Traduzione di Aluhel Balam Monsalves Fuentealba.
ELÍ URBINA (Chimbote, Perù, 1989). É autore della raccolta di poesie ‘La sal de las hienas’ – Il sale delle iene- (2017). Le sue poesie sono state tradotte in diverse lingue: greco, serbo e italiano. E’ Fondatore e Direttore della rivista online di -poesia contemporanea- (Santa Rabia Magazine). Ad Oggi è in preparazione il suo secondo libro di poesia ‘El abismo del hombre’ -L’ abisso dell’ uomo- con la rivista editoriale ‘Buenos Aires Poetry’.
di Giuseppe Rigotti
©️Riproduzione riservata