Elì Urbina, alcuni testi in Italiano del -poeta- Peruviano

I

La giada del delirio

fulge nei tuoi occhi

Giá siamo pietra

beviamo la bile delle onde

gli sputacchi degli dei

Giá siamo pietra

e nascondiamo

i colpi dell’ odio contro l’ osso

i colpi dell’ odio contro l’ odio

Giá siamo pietra

l’ epicentro del sangue

la carne distrutta

la fronte dei cani solitari

che vagano senza destino

IL SALE DELLE IENE

Cosí é la morte

noi non credemmo in lei

e adesso abitiamo

nei dormitori delle ossa

e innaffiamo l’ erba

i capelli delle donne

che amiamo e l’ assente albo

di quel padre che non abbiamo avuto

Perché abbiamo avuto la notte

il sale delle iene

l’ amore silenzioso degl’ alberi

quel miele sprezzato dagli dei

che scolpirono i bimbi

dimentichi del loro proprio nome

Montagne di sabbia e capelli

cumuli di rottami e oblio

macine di pietra e canna

il liquore delle stelle senza nome.

il liguaggio del sordido e dell’ amore

IV

Dentro la solitudine é minore

ma la notte disinibisce

e molla le catene delle risa

Qualsiasi luogo puó essere una fermata

Danza di corteggio

Le coppiete ignorano il dominio della morte

Nel loro futuro non vedo il volto del dolore

V’ è immortalitá in ogni movimento

Il furgone si apre e passo tra la notte

il vento ci spettina

e ci addentriamo nell’ incerto

-formicolio pullulare estasiante-

e in mezzo al caos la bellezza

Il suo corpo é giovane

voluttuoso il suo sguardo

Possessi per l’ oppio della luna

scendiamo lungo i rippi

e l’ acqua é sporca e le pietre tagliano

Vi é sangue e risa

Riconosciamo

in noi la morte

Uccidersi poco a poco

é un’ altra maniera di celebrare la vita.

V

Vi sono sciarpe e capelli

e sorci che stringono

tra i denti, altri denti

Vi sono echi di pietra

sotto il colpo feroce della luce

Vi é disdetta e resti

di un lussuoso naufragio

Vi sono carte corrose dalle dita

e cittá inchiodate nelle vene

l’ effemeride d ‘ un ultimo bacio

il nascimento del dolore

e le lacrime della mattina.

IL FARDO DELL’ OMBRA

Tra grumuli di saliva e sangue

solo il fardo dell’ ombra

la voce di quella donna che amai

quell’ inferriata posta tra chi sono

e i nomi del passato

Ancora c’ é ansia

ancora vi sono i vestigi di qualcosa

che non lascio di perdere

La morte s’ avvicina

ma sono già in mezzo alla morte

gíà cammino in quel marciapiede

dove la sorte é altra

dimensione dell’ ironia

un altro volto del suo volto

e vi sono messaggi perduti

Talvolta sia sufficiente

Chissá non serva a niente

alzare queste parole contro la solitudine.

VI

Gli anni qui sotto passano in lungo

tra muri corrosi

e alberi nudi

e noi siamo ancora gli stessi

Ci ubriacano ancora i sogni di ieri

Ogni giorno i nostri occhi attizzano lo stesso fuoco

un’ altra volta ci assalta l’ abietta risa

Poiché con piacere ci immergiamo nelle tenebre

e il mondo ci rimane lontano

Poiché non facciamo tesoro niente piú che oscuri atti di

abissi che aprono ad altri enormi abissi

e nella cui vecchia spirale facciamo a pezzi

i giá sfracellati stracci dell’ amore

quei corpi giá persi per sempre.

(6 Poesie da ‘Il sale delle iene’ 2017 di Elì Urbina) Traduzione di Aluhel Balam Monsalves Fuentealba.

ELÍ URBINA (Chimbote, Perù, 1989). É autore della raccolta di poesie ‘La sal de las hienas’ – Il sale delle iene- (2017). Le sue poesie sono state tradotte in diverse lingue: greco, serbo e italiano. E’ Fondatore e Direttore della rivista online di -poesia contemporanea- (Santa Rabia Magazine). Ad Oggi è in preparazione il suo secondo libro di poesia ‘El abismo del hombre’ -L’ abisso dell’ uomo- con la rivista editoriale ‘Buenos Aires Poetry’.

di Giuseppe Rigotti

©️Riproduzione riservata

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