Mi pare di essere cittadini italiani soltanto alle elezioni politiche. Mi spiego meglio. Proprio in questi giorni di pandemia stiamo ascoltando dai politici, paroloni e annunci da ogni dove su ogni tema augurandoci un rilancio concreto di ripartenza sociale ed economica: ma l’ Italia resta una nazione ostile perlopiù ai giovani precari che attendono nuovi programmi di riforma del lavoro.
“Se da un lato occorre salvare le Imprese in difficoltà (cosa ancora non fatta) occorre però intavolare un dialogo costruttivo e preponderante per i precari a ‘reddito traballante’. La vera piaga che abbassa i consumi e che ci portiamo addosso con sudore, ancora si sorvola per il perseguimento di altre priorità.Insomma ci state provando da anni ma senza risvolti. Siete lì in rappresentanza di soloni moderni per riflettere col giusto peso, a questo proposito va ricordato che siamo qualche milione, quest’ anno in crescita, con tutele ancora in riserva. Non sottovalutateci solo perchèfuori campo”.
È in questo sconcerto che freme il mio urlo di vita.
E intanto – ma è vana protesta – un telefono squilla
dai vetri serrati
di un gelido alloggio deserto.
*
Eppure nei recessi del pensiero
dove mi è ancora dato di tradirmi,
l’impermanenza annoda le radici
a superfici incerte,
al provvisorio.
Il numero di chi non ha più voce
è ancora – inerte –
nella rubrica dei vivi,
la polvere insegue l’assenza
e nel cassetto dell’infanzia
trattengo un’ ultima biglia.
Gerardo Masuccio è nato a Battipaglia, in provincia di Salerno, nel 1991. Ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza nella limitrofa Olevano sul Tusciano. Dopo gli studi classici a Eboli, nel 2010 si è trasferito a Milano per frequentare l’Università Bocconi. Ha conseguito due lauree, in Giurisprudenza e in Economia, con tesi sul diritto d’autore e sull’editoria libraria. Negli anni universitari ha fondato il salotto letterario degli studenti. Dal 2017 lavora per Bompiani e ne cura la collana CapoVersi. È inoltre redattore delle pagine digitali di Atelier. La sua poesia è apparsa in antologie, riviste, siti specializzati e opuscoli non venali. “Fin qui visse un uomo” è la sua opera prima.