Umberto Piersanti è
un poeta d’ eccezione,
tra i più significativi della poesia
Contemporanea. Oltre ad aver pubblicato diverse raccolte poetiche,
compare in diverse antologie italiane e straniere. Tanti i
riconoscimenti ricevuti nel corso degli anni e tra questi annovera
la candidatura Premio Nobel per la Letteratura
nel 2005.
La sua è una poesia
dominante in cui si percepisce l’ essenziale della natura, il canto,
luogo di opportunità linguistica e di attenzione, uno stagno di
infinite parole poetiche.
Secondo Lei cos’ è
la poesia?
La poesia è un corpo a corpo, si affida del tutto alla
parola. Si scrive poesie per non morire, si scrive per vivere.
Perchè la poesia è
Letteratura di nicchia?
Intanto viviamo in un’ epoca dove si è banalizzato il gusto della lettura, anche nella narrativa c’ è un continuo diminuire a fronte dei tanti ‘giallisti’. Il genere è diventato soffocante insieme all’ Horror e al Fantasy. La poesia corre gravi rischi poichè risulta impegnativa per il mercato di massa, quindi si tende ad estraniarla dal presente.
In che modo è
possibile fomentare la poesia?
I mass-media potrebbero interessarsi alla poesia con
maggiore attenzione senza -confinarla-. Di rado si vede un poeta
andare nelle trasmissioni televisive. Non è facile avvicinare i
giovani alla poesia, ci troviamo ‘immersi’ nella società dello
Spettacolo dove la poesia ci prova. A tal proposito l’ impegno dei
poeti è mantenere la fedeltà alla parola, in punto sulla percezione
profonda dell’ essere e delle cose.
Perchè i politici
non fanno riferimento alla poesia?
I politici hanno bisogno di altri tipi di discorsi,
discorsi legati a problematiche immediate, il soccombore a questioni
in cui le parole assumono tutt’ altra espressione nella prosa
quotidiana.
In questo navigare a
vista con la poesia, chi è stato a scoprirla come poeta?
Debbo molto all’ amico e intellettuale Carlo Bo per
avermi dato prestigio all’ Einaudi. Prima di approdare alla
‘sottoscritta’ ho pubblicato su delle riviste, talvolta anche
piccole case editrici. Poi ho proseguito fino ad arrivare all’
incontro con Claudia Tarolo della Marcos Y
Marcos,editore attentissimo alle
collane.
Qual’ è il ruolo
del poeta nella società?
Ci possono essere poeti che hanno un’ impronta civile, ma i poeti sono fondamentali in quanto la poesia -salva- una dimensione antropologica legata alla percezione della profondità.
da I Luoghi Persi
L’isola
Ricordi
il
mirto, fitto tra le boscaglie,
bianchissimo e odoroso, scendere
per i dirupi
sopra quel mare? e le capre
tenaci brucare il
timo, l’enigma
dello sguardo che si posa
dovunque e sempre
assente?
più
non so il luogo dell’imbarco
come salimmo nel battello
quali
erano le carte per il viaggio.
Scendevi
alta per lo stradino polveroso
antica come le ragazze
che
portarono i panni alle fontane
la tua carne era bruna come la
loro.
Férmati
nella radura dove il vento
ha disseccato e sparso i rosmarini
qui
potremmo vederle se aspettiamo
immobili alle euforbie quando
imbruna
vanno alla bella fonte degli aneti
giocano lì
nell’acqua e tra le erbe
e mai s’ è udito un pianto
sono
felici.
Tu
eri come loro, solo una volta
quando uscivi dal mare, ti sei
seduta
nei gradini del tempio, un’ombra appena
trascorse di
dolore nella faccia.
Seppi
così che il tempo era finito
che tra li dei si vive
un giorno
solo.
E
riprendemmo il mare
normali rotte.
Qualcun altro s’imbarca, attende il turno
né l’isola sprofonda
come vorrei.
***
da
Il Tempo Differente
Mi
commuove il ragazzo immortale
Mi
commuove il ragazzo immortale
alla luce chiara di gennaio
ha il
cammino lieve di un dio
e una femmina tenera sulla spalla.
L’
ho sentito parlare con voce forte
ai ragazzi splendenti con le
giubbe e i pastrani;
si
scuote ora nei capelli lunghi e nel sorriso
gli si allaccia la
compagna per lo stradino.
Anche tu sei entrato di
soppiatto
insieme agli altri, con parole ed atti
già nella
storia, come l’ultimo gioco.
Ma ti è ignara la meta
e il
tempo che ti sovrasta.
***
da Nel Folto dei Sentieri
Incontro
il
crepuscolo lungo
che
si spegne,
dall’erbe
e dalle macchie
fitte
più di formiche
in
processione
le
rane nella strada
e
contro i vetri,
sul
cofano aggrappate
con
rauchi gridi
ma
non c’era un torrente
tutt’intorno,
neanche
un fosso
il
più scavato e perso,
non
era quel cammino
così
assurdo e irreale
e
senza meta?
ma
tacevano i lunghi
campi
e freddi,
ottobre
li bagnava
con
la sua brina,
solo
un grillo tenace
nel
trifoglio
lo
stanco canto
oppone
al
primo gelo
chi
non sa dove andare
meglio
cammina,
nel
buio che s’annuncia
conviene
perdersi,
i
sentieri tra i campi
sono
infiniti,
la
fonte sta dovunque
o
in nessun luogo
scendono
per i greppi
le rane a balzi,
forse
non hanno meta
forse è smarrita,
tu
le guardi,
pensi
quant’è
dolce
perdere la strada
***
da L’ Albero delle Nebbie
Rivedendo
le lucciole
no, non una lucciola
errava appo la siepe
ma a migliaia
giù per i fossi
e l’erbe folte
delle Cesane buie
e senza luna
da grandissime stelle
rischiarate e mute,
solo un qualche fruscio
tra i ceppi alti
e i grilli così lontani
dentro l’erba spagna
del declivo fondo,
e quel silenzio scuro
così pacato, da fitte luci
solcato e rischiarato
alle tenebre certo non rimanda,
l’Aperto che ti cerchia
è sconfinato,
tenero sì, ma l’Assoluto
sempre il passo rallenta
il sangue un poco gela
noi
scendevamo un giorno
sulle
mura,
avvampa la bottiglia
di
fitte luci
raccolte dentro l’aria
con
le mani,
ma tremi se le metti
nel
lungo vetro,
chiedi che s’apra il
varco
quasi ogni istante,
la
scia luminosa che si disperde
tra
rovi e muri
e tutti li
rischiara,
dentro il sangue
s’accende
e ti consola
ma c’è un compagno
dal volto affilato,
lui quelle luci
dentro il pugno serra
e acceca,
l’aria si fa vuota
e tutta nera
Umberto Piersanti è nato nel 1941 a Urbino, dove vive. Ha pubblicato i seguenti libri di poesia:
La breve stagione (Ad libitum, 1967); Il tempo differente, (Sciascia, 1974), L’urlo della mente (Vallecchi, 1977), Nascere nel ’ 40 (Shakespere e C., 1981), Passaggio di sequenza(Cappelli, 1986), I luoghi persi, (Einaudi, 1994), Nel tempo che precede (Einaudi, 2002), L’albero delle nebbie (Einaudi, 2008), Tra alberi e vicende (Archinto, 2009), Nel folto dei sentieri (Marcos y Marcos, 2015).
Un’ antologia di sue poesie è uscita in Spagna col titolo El tiempo diferente (Los libros de la frontera, 1989) Con Fabio Doplicher ha curato l’antologia di poesia italiana Il pensiero, il corpo(Quaderni di Stilb, 1986). Ha inoltre pubblicato i romanzi: L’uomo delle Cesane (Camunia, 1994), L’estate dell’altro millennio (Marsilio, 2001), Olimpo (Avagliano, 2006), Cupo tempo gentile (Marcos y Marcos, 2012), Anime perse (Marcos y Marcos, 2018). Ha scritto tre volumi di saggistica: L’ambigua presenza (Bulzoni, 1981 ), Poesia diffusa (con Fabio Doplicher, Shakespeare e C., 1982) e Sul limite d’ombra (Cappelli, 1989). È autore del film L’età breve (1969) e dei film-poemi: Sulle Cesane (1982), Un’altra estate (1988) e Ritorno d’autunno (1988). Tre suoi testi filmici, L’età breve, Nel dopostoria, Sulle Cesane, insieme a numerosi interventi sulla sua produzione cinematografica, sono usciti nel volume Cinema e poesia negli anni ’80, curato da Gualtiero De Santi (Cappelli, 1985). Dirige la rivista “Pelagos”.
di Giuseppe Rigotti
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