‘Diario 2000’ il libro- memoria del poeta Valentino Zeichen

Pubblicato per Fazi Editore ‘Diario 2000’ è un libro di memoria e scritti inediti del poeta Valentino Zeichen scomparso il 5 luglio 2016.

Un’ opera diaristica che offre al lettore commenti e riflessioni essenziali in cui viene descritto il poeta e scrittore dall’ umorismo intelligente, capace di dare intensità emotiva alle giornate piu’ ‘irrilevanti’. Il volume offre delle -note quotidiane- in cui lo stesso autore mostra la capacità di osservanza sull’ inevitabile passare del tempo, lo spirito libero che “prevale sulla vita”.

Zeichen ha lasciato nella scena culturale contemporanea un profondo vuoto di commozione e avvicinamento:

‘Chi non intende la differenza che esiste fra un poeta intelligente e un poeta dell’ intelligenza, legga la raccolta completa delle poesie di Valentino Zeichen […]. Zeichen scrive come vive, e viceversa’-.

Biancamaria Frabotta ( Recensendo Poesie 1963-2003)

di Giuseppe Rigotti

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Umberto Piersanti, La poesia ‘corpo a corpo’

Foto di Dino Ignani

Umberto Piersanti è un poeta d’ eccezione, tra i più significativi della poesia Contemporanea. Oltre ad aver pubblicato diverse raccolte poetiche, compare in diverse antologie italiane e straniere. Tanti i riconoscimenti ricevuti nel corso degli anni e tra questi annovera la candidatura Premio Nobel per la Letteratura nel 2005.

La sua è una poesia dominante in cui si percepisce l’ essenziale della natura, il canto, luogo di opportunità linguistica e di attenzione, uno stagno di infinite parole poetiche.

Secondo Lei cos’ è la poesia?

La poesia è un corpo a corpo, si affida del tutto alla parola. Si scrive poesie per non morire, si scrive per vivere.

Perchè la poesia è Letteratura di nicchia?

Intanto viviamo in un’ epoca dove si è banalizzato il gusto della lettura, anche nella narrativa c’ è un continuo diminuire a fronte dei tanti ‘giallisti’. Il genere è diventato soffocante insieme all’ Horror e al Fantasy. La poesia corre gravi rischi poichè risulta impegnativa per il mercato di massa, quindi si tende ad estraniarla dal presente.

In che modo è possibile fomentare la poesia?

I mass-media potrebbero interessarsi alla poesia con maggiore attenzione senza -confinarla-. Di rado si vede un poeta andare nelle trasmissioni televisive. Non è facile avvicinare i giovani alla poesia, ci troviamo ‘immersi’ nella società dello Spettacolo dove la poesia ci prova. A tal proposito l’ impegno dei poeti è mantenere la fedeltà alla parola, in punto sulla percezione profonda dell’ essere e delle cose.

Perchè i politici non fanno riferimento alla poesia?

I politici hanno bisogno di altri tipi di discorsi, discorsi legati a problematiche immediate, il soccombore a questioni in cui le parole assumono tutt’ altra espressione nella prosa quotidiana.

In questo navigare a vista con la poesia, chi è stato a scoprirla come poeta?

Debbo molto all’ amico e intellettuale Carlo Bo per avermi dato prestigio all’ Einaudi. Prima di approdare alla ‘sottoscritta’ ho pubblicato su delle riviste, talvolta anche piccole case editrici. Poi ho proseguito fino ad arrivare all’ incontro con Claudia Tarolo della Marcos Y Marcos,editore attentissimo alle collane.

Qual’ è il ruolo del poeta nella società?

Ci possono essere poeti che hanno un’ impronta civile, ma i poeti sono fondamentali in quanto la poesia -salva- una dimensione antropologica legata alla percezione della profondità.

da I Luoghi Persi

L’isola

Ricordi
il mirto, fitto tra le boscaglie,
bianchissimo e odoroso, scendere per i dirupi
sopra quel mare? e le capre
tenaci brucare il timo, l’enigma
dello sguardo che si posa
dovunque e sempre assente?

più non so il luogo dell’imbarco
come salimmo nel battello
quali erano le carte per il viaggio.

Scendevi alta per lo stradino polveroso
antica come le ragazze
che portarono i panni alle fontane
la tua carne era bruna come la loro.

Férmati nella radura dove il vento
ha disseccato e sparso i rosmarini
qui potremmo vederle se aspettiamo
immobili alle euforbie quando imbruna
vanno alla bella fonte degli aneti
giocano lì nell’acqua e tra le erbe
e mai s’ è udito un pianto
sono felici.

Tu eri come loro, solo una volta
quando uscivi dal mare, ti sei seduta
nei gradini del tempio, un’ombra appena
trascorse di dolore nella faccia.

Seppi così che il tempo era finito
che tra li dei si vive
un giorno solo.

E riprendemmo il mare
normali rotte.

Qualcun altro s’imbarca, attende il turno
né l’isola sprofonda
come vorrei.

***

da Il Tempo Differente

Mi commuove il ragazzo immortale

Mi commuove il ragazzo immortale
alla luce chiara di gennaio
ha il cammino lieve di un dio
e una femmina tenera sulla spalla.
L’ ho sentito parlare con voce forte
ai ragazzi splendenti con le giubbe e i pastrani;

si scuote ora nei capelli lunghi e nel sorriso
gli si allaccia la compagna per lo stradino.
Anche tu sei entrato di soppiatto
insieme agli altri, con parole ed atti
già nella storia, come l’ultimo gioco.
Ma ti è ignara la meta
e il tempo che ti sovrasta.

***

da Nel Folto dei Sentieri

Incontro


il crepuscolo lungo
che si spegne,
dall’erbe e dalle macchie
fitte più di formiche
in processione
le rane nella strada
e contro i vetri,
sul cofano aggrappate
con rauchi gridi

ma non c’era un torrente
tutt’intorno,
neanche un fosso
il più scavato e perso,
non era quel cammino
così assurdo e irreale
e senza meta?

ma tacevano i lunghi
campi e freddi,
ottobre li bagnava
con la sua brina,
solo un grillo tenace
nel trifoglio
lo stanco canto
oppone
al primo gelo

chi non sa dove andare
meglio cammina,
nel buio che s’annuncia
conviene perdersi,
i sentieri tra i campi
sono infiniti,
la fonte sta dovunque
o in nessun luogo

scendono per i greppi
le rane a balzi,
forse non hanno meta
forse è smarrita,
tu le guardi,
pensi
quant’è dolce
perdere la strada

***

da L’ Albero delle Nebbie

Rivedendo le lucciole

no, non una lucciola
errava appo la siepe
ma a migliaia
giù per i fossi
e l’erbe folte
delle Cesane buie
e senza luna
da grandissime stelle
rischiarate e mute,
solo un qualche fruscio
tra i ceppi alti
e i grilli così lontani
dentro l’erba spagna
del declivo fondo,
e quel silenzio scuro
così pacato, da fitte luci
solcato e rischiarato
alle tenebre certo non rimanda,
l’Aperto che ti cerchia
è sconfinato,
tenero sì, ma l’Assoluto
sempre il passo rallenta
il sangue un poco gela


noi scendevamo un giorno
sulle mura,
avvampa la bottiglia
di fitte luci
raccolte dentro l’aria
con le mani,
ma tremi se le metti
nel lungo vetro,
chiedi che s’apra il varco
quasi ogni istante,
la scia luminosa che si disperde
tra rovi e muri
e tutti li rischiara,
dentro il sangue s’accende
e ti consola


ma c’è un compagno
dal volto affilato,
lui quelle luci
dentro il pugno serra
e acceca,
l’aria si fa vuota
e tutta nera


Umberto Piersanti è nato nel 1941 a Urbino, dove vive. Ha pubblicato i seguenti libri di poesia:

La breve stagione (Ad libitum, 1967); Il tempo differente, (Sciascia, 1974), L’urlo della mente (Vallecchi, 1977), Nascere nel ’ 40 (Shakespere e C., 1981), Passaggio di sequenza(Cappelli, 1986), I luoghi persi, (Einaudi, 1994), Nel tempo che precede (Einaudi, 2002), L’albero delle nebbie (Einaudi, 2008), Tra alberi e vicende (Archinto, 2009), Nel folto dei sentieri (Marcos y Marcos, 2015).

Un’ antologia di sue poesie è uscita in Spagna col titolo El tiempo diferente (Los libros de la frontera, 1989) Con Fabio Doplicher ha curato l’antologia di poesia italiana Il pensiero, il corpo(Quaderni di Stilb, 1986). Ha inoltre pubblicato i romanzi: L’uomo delle Cesane (Camunia, 1994), L’estate dell’altro millennio (Marsilio, 2001), Olimpo (Avagliano, 2006), Cupo tempo gentile (Marcos y Marcos, 2012), Anime perse (Marcos y Marcos, 2018). Ha scritto tre volumi di saggistica: L’ambigua presenza (Bulzoni, 1981 ), Poesia diffusa (con Fabio Doplicher, Shakespeare e C., 1982) e Sul limite d’ombra (Cappelli, 1989). È autore del film L’età breve (1969) e dei film-poemi: Sulle Cesane (1982), Un’altra estate (1988) e Ritorno d’autunno (1988). Tre suoi testi filmici, L’età breve, Nel dopostoria, Sulle Cesane, insieme a numerosi interventi sulla sua produzione cinematografica, sono usciti nel volume Cinema e poesia negli anni ’80, curato da Gualtiero De Santi (Cappelli, 1985). Dirige la rivista “Pelagos”.

di Giuseppe Rigotti

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