Mercoledì 22 Luglio 2020/ di Giuseppe Rigotti
Prendersela con la Cultura come baruffa di insulti.
Francamente poco importa la questione ‘Ferragni’ alla visita degli Uffizi, in atto la marea di insulti provenienti da un retaggio culturale che aderisce al popolo di seguaci mentecatti che ci provano a tutti i costi a divenire ‘esseri superiori’ nella calca dei più brillanti. Ma neanche si avvicinano.
Il tema è molto preoccupante dato che a progredire sono i consumi giornalieri e non la cultura, ancora accessibile dai pochi estimatori e arenata per incapacità di portare i giovani alla fruizione museale nella ricerca della bellezza, attraversando i secoli più operosi del patrimonio inestimabile che abbiamo ereditato, in cui ancora primeggiamo senza avere eguali nel mondo.
A cuor pieno (noi tutti) ci aspettiamo un rilancio fulmineo e senza precedenti che possa fare da tramite per le nuove generazioni in chiave di salvacondotta sopperendo ad una tale politica-bacchettona che preferisce riempirsi la bocca a suon di fuffa anziché metterci veri quattrini.
Puó bastare ?
(No) senza scintilla mediatica. Il dato di fatto è che avremmo bisogno di volti celebri per inaugurare, promuovere, sensibilizzare un mercato ancora di ‘nicchia’ così importante;
la partita va vinta comunque, anche se in confusione per la vasta scelta delle réclame pubblicitarie.
La Cultura con le sue eccellenze deve filtrare nella comunicazione più trasversale, poi però tornare nella prima carrozza di quel treno passeggero; altrimenti ogni fermata sarà una scusa plausibile per poter scendere e fare altro.
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