Martedì 14 Luglio 2020/ di Giuseppe Rigotti
Ad oggi mi stupisco del clima appannato che attanaglia l’ Italia, non più soltanto fuori corsa; ma che presenta nuovi colpi di ammaccatura nei reciproci termini di innovazione, rilancio, progettazione delle macro-infrastrutture. Tutto perfetto e poco convincente per gli Italiani. Capiremo l’ audace avvento?
C’ è un paese che vuole a tutti i costi ritornare alla luce con la naturale limpidezza, ma si continua lentamente a parare su formulette campate in aria pur di non perdere consenso e prestigio accademico per il lavoro svolto dalla -task force- nelle sedute di consulenza a porte chiuse.
Così, a distanza di non molto, ci pensa la cancelliere tedesca Angela Merkel a suonare il ‘Clacson’ annunciando di continuare avanti nei colloqui e superare la crisi economica attraverso il ripristino efficace di un mercato europeo nella coordinazione più stretta.
Ma se da un lato incombe l’ Europa a senso unico pur provandoci, dall’ altra parte in Italia stentiamo una volta e per tutte a smantellare la grande ganascia della burocrazia di cui i Governi succeduti in questi anni, hanno preferito girarci lungo e in largo senza combinarla davvero giusta: è difficile spiegare ad un tedesco, la complessità ingombrante di una trappola che batte chiodo su tutti i fronti.
Paghiamo manovre di arretratezza, mentre altri paesi sparano investimenti all’ avanguardia completati in anticipo.
Illusioni e paure?
La burocrazia resta una montagna a vista figurativa imponente che rischia di intimidire le idee più congeniali per un rilancio di emergenza che avvenga nei grandi fatti di cornice pragmatica. L’ Italia s’ è desta o smetta di attendere ‘scadenze’.
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